Il medico, l’avvocato, il manager, il ristoratore, l’imprenditore: ecco le storie di chi ama non solo collezionare, ma anche vivere e lavorare in ambienti che parlano d’arte.
Davanti a un grande tavolo di design si staglia uno dei monumentali politici di Yan Pei-Ming, l’artista di Shangai celebre per le sue immagini militanti e il gesto graffiante. Tutto intorno pulsano opere cinetiche, di Alberto Biasi, Toni Costa, Edoardo Landi. «Ero ossessionato dalla stampa classica della città di Augusta che, per strana coincidenza, ho visto più volte nelle sedi di molti colleghi» racconta Massimo Penco dal suo ufficio affacciato sul giardino di Villa Necchi Campiglio. «Quando ho inaugurato il mio studio, ho deciso che non avrei mai appeso nessuna stampa antica, tanto meno Augusta» dice (e ride) mentre racconta della sua passione per i movimenti di ricerca italiana degli anni Sessanta, come il Gruppo N o il concorrente tedesco, il Gruppo Zero, di cui possiede un Heinz Mack di qualità museale. «Al cliché dei trumeau Luigi XV, delle pendole e delle sculture ereditate dal solito nonno notaio, ho preferito il design, l’arte concettuale e anche qualcosa di pop». Come gli artypo di Mimmo Rotella oppure le grandi tele dello street artist Omar Hassan milanese attivo a Londra.